Amare le sette note, sognando i cinque cerchi: Giorgio Avola per #ASLuissFreeTime
Dalla slow hand del mito Eric Clapton, alla mano veloce con cui colpisce gli avversari in pedana. Il nostro Top Athlete Giorgio Avola vanta un palmares da applausi: quattro volte campione europeo, quattro volte campione mondiale e oro olimpico a Londra 2012. Quando non pratica la scherma, si diletta ad accarezzare le corde della sua chitarra elettrica. Sempre alla ricerca di una crescita a tutto tondo, dai cinque cerchi alle sette note. Testardo e vincente, ci ha raccontato l’amore per la musica per #ASLuissFreeTime.
Giorgio, come ti sei avvicinato alla musica e com’è nata la passione per la chitarra?
Mi ci sono avvicinato grazie a mio papà, che è un grande appassionato. Abbiamo moltissimi vinili a casa, sono cresciuto ascoltando tanta musica. Mi è sempre piaciuto avere non solo un atteggiamento passivo, ma poter esprimere qualcosa anche io, così circa 15 anni fa ho iniziato a suonare la chitarra elettrica.
Che rapporto hanno questa tua passione e lo sport che pratichi?
Fin da piccolo, ho affiancato la passione per la musica all’attività sportiva. Con il tempo, è diventata parte dei miei ricordi: ci sono dei brani che associo a un momento particolare della mia carriera, li ascolto e mi riportano al passato.
Ti capita di suonare prima di una gara?
Un tempo, mi portavo la chitarra in trasferta. Ora non lo faccio più, perché ho meno tempo a disposizione, soprattutto da quando ho iniziato a studiare. In compenso, però, ascolto più musica. Ci sono degli artisti che sento sempre prima delle gare, per prepararmi agli assalti.
Facci un esempio…
I System of a Down: mi caricano e mi aiutano a tirare fuori la grinta. Non sono un grande fan del metal, ma loro mi piacciono molto. Anche perché sono un unicum: hanno uno stile duro ma anche melodico, con delle basi rock e prog.
Come concili, invece, la passione per la musica e lo studio?
Suonare mi aiuta a staccare la spina. Dopo gli allenamenti e lo studio, ho bisogno della musica per rilassarmi. O la ascolto o mi metto a suonare. A me piace molto improvvisare, quindi spesso metto una base e ci suono sopra liberamente
Che emozioni ti fa provare la musica?
Suonare è una delle passioni che più mi completa. La personalità di un atleta difficilmente si esaurisce all’interno del perimetro della disciplina che pratica. Lo sport definisce solo un lato della nostra personalità, ma abbiamo bisogno di tanti hobby. Questi ultimi ci riempiono, ci nutrono e hanno un ritorno positivo per la nostra carriera, perché ci danno carica e voglia di allenarci.
C’è un chitarrista che ti ha ispirato in modo particolare?
Quando si inizia, si guarda ai mostri sacri. I miei preferiti erano B.B. King, Eric Clapton, gli Zeppelin, i Pink Floyd. Ho ascoltato e provato a rifare i loro pezzi migliaia di volte. Poi, crescendo, i gusti cambiano un po’. Negli ultimi anni mi sono evoluto: ascolto tanto indie, tanta alternative. In passato, ho sentito soprattutto i classici, adesso preferisco roba più moderna, anche poco nota.
Ci consigli qualche artista poco conosciuto?
Ultimamente ascolto spesso i She Keeps Bees. Sono stato un po’ di mesi negli Stati Uniti, soprattutto a Los Angeles, e ho frequentato diversi club. Lì vedi dal vivo il fermento musicale dei vari generi. Anche quando sono in giro per le gare, mi piace tantissimo andare ai concerti. La musica mi dà emozioni incredibili: ancora oggi, quando scopro una canzone che non conosco o un gruppo nuovo, provo tanta meraviglia.
Durante la puntata del Live Talk in cui sei stato ospite, è intervenuto Boosta dei Subsonica: ci racconti della vostra amicizia?
Io e Davide abbiamo un bellissimo rapporto. Ci siamo conosciuti una decina di anni fa in Val di Fassa, durante un evento di cui entrambi eravamo testimonial. Lì è nata una grande amicizia: lo vado a trovare in studio, siamo andati allo stadio a Torino, abbiamo fatto le vacanze insieme.
Cosa ti ha insegnato l’amore per la chitarra?
Che la pazienza e l’attenzione ai dettagli pagano sempre. Se prendi un brano e lo ascolti tante volte, cercando di capire come è strutturato, piano piano ci entri dentro. Non impari solo gli accordi, ma scopri la bellezza della musica. Magari all’inizio è frustrante, però poi provi tanta soddisfazione. La prima volta che ho ascoltato Stairway to Heaven dei Led Zeppelin, ho pensato che fosse impossibile riuscire a suonarla, mentre grazie alla mia testardaggine alla fine ci sono riuscito.
Ok, allora spiega ai nostri lettori come suonarla al meglio…
L’assolo di Stairway to Heaven è costruito essenzialmente su tre accordi: la minore, sol e fa maggiore. Tutto l’impianto si sviluppa sulla scala pentatonica del la minore. Bisogna suonarlo con tanti bending e pull-off, come fa Jimmy Page.
Ringraziamo Giorgio per la bellissima chiacchierata. Se la chitarra è il vostro strumento preferito, provate anche voi a suonare Stairway to Heaven seguendo i suoi consigli. Taggateci nelle vostre IG stories, usando l’hashtag #ASLuissFreeTime.