Top Athletes, Donato Telesca: “Il mio mito era Hulk, oggi sogno una medaglia a Tokyo”
Per sollevare 183kg ci vogliono forza, talento, caparbietà e decisione: qualità che non mancano a Donato Telesca. Il nostro Top Athlete si è da poco aggiudicato l’oro alla Coppa del Mondo di Bogotà. Studente di Economia e Management, ha migliorato il suo record personale, salendo al 7º posto nel ranking mondiale. Ci ha raccontato le emozioni provate in Colombia, la sua Dual Career e la preparazione per le Paralimpiadi di Tokyo.
Donato, quando e perché hai scelto la pesistica? Raccontaci la tua storia.
Ho scelto la pesistica perché era un’attività che svolgevo sin da bambino. Il mio mito erano Hulk e i supereroi Marvel, figure che hanno creato in me il desiderio di essere il più forte. Ho capito presto che avevo qualcosa in più degli altri: ero sempre il più bravo pur essendo il più piccolo. A 17 anni, ho fatto la mia prima gara e ho iniziato a vincere. Sono stato subito convocato in diverse competizioni, anche a livello nazionale. Poi ho cominciato le gare internazionali, conquistando 8 medaglie nelle Coppe del Mondo, tra junior e senior.
L’ultima pochi giorni fa, accompagnata da un balzo nel ranking: ti aspettavi questo risultato straordinario?
Non sapevo se ci sarei riuscito, ma essendo al top della forma credevo di poter migliorare la performance e speravo in una medaglia. Si trattava della prima gara dopo un anno di stop, che mi ha segnato a livello psicologico. La prima prova, infatti, l’ho sbagliata perché la tensione mi ha giocato un brutto scherzo. Per fortuna, durante il lockdown non ho mai smesso di allenarmi e questo mi ha consentito di arrivare nella migliore forma possibile.
Che emozioni ha suscitato in te il ritorno dopo lo stop?
Appena salito sulla panca, ho realizzato quanto l’allontanamento dalle gare avesse turbato la mia serenità. All’inizio, ho apprezzato la possibilità di allenarmi e migliorami, ma poi la pedana mi è cominciata a mancare. Perciò, non appena tornato in gara, già dal riscaldamento, si è riaccesa in me quella fiamma che mi ha consentito di dare il meglio. Molte cose, però, sono cambiate con il Covid, soprattutto a livello organizzativo: non c’è il pubblico, non si possono avere rapporti con giornalisti, fotografi o avere con sé un familiare.
Sport e università: è difficile portare avanti la Dual Career?
Sicuramente non è facile. La difficoltà principale non sta nella gestione del tempo, quanto nel rimanere lucidi. Dopo un allenamento pesante, non è facile mettersi a studiare o viceversa. La vera criticità è proprio questa: ci vuole una grande forza di volontà per trovare la concentrazione necessaria a far bene in entrambe le carriere.
Quali sono i tuoi prossimi obiettivi sportivi?
Il 26 marzo, ci sarà un’altra tappa della Coppa del Mondo a Manchester: tenterò di migliorare ancora la mia performance e assicurarmi la convocazione per le Paralimpiadi di Tokyo. Il mio sogno è portare a casa la prima medaglia della storia della pesistica paralimpica italiana.
Ringraziamo Donato per la bella chiacchierata e gli facciamo un grande in bocca al lupo per la sua Dual Career.