Gian Marco Saccone, il tennista Luiss che ha battuto Berrettini
Sta vivendo un momento magico sia nel gioco individuale che in squadra: Gian Marco Saccone è uno studente Luiss e un tennista promettente che sogna in grande.
Sei reduce dall’ennesima vittoria, stavolta giocando individualmente: preferisci scendere in campo da solo o in team?
Rimango imbattuto nel campionato di Serie D che sto disputando con la mia squadra e, pochi giorni fa, è arrivata un’ulteriore soddisfazione con la vittoria del torneo di doppio in coppia con la mia compagna di squadra Viola Angelini, a cui vorrei rivolgere i miei complimenti per i brillanti risultati che sta raggiungendo. Il tennis è, nella maggior parte delle situazioni, uno sport individuale e ciò comporta la necessità di fare affidamento esclusivamente sulle proprie capacità. Questa disciplina è un buon mezzo per sviluppare capacità di problem solving che penso siano utili sia nel mondo del lavoro che nella vita. Ma, per quanto mi riguarda, nulla è paragonabile ad una vittoria di squadra: la condivisione della propria felicità con i compagni, lo sforzo congiunto per raggiungere un risultato, sono un qualcosa in grado di suscitare dentro di me emozioni più intense. Cento vittorie individuali non saranno mai altrettanto belle come una vittoria collettiva!
Sei uno studente universitario e un tennista promettente: come coniughi questi importanti impegni?
Pratico il tennis da quando avevo 6 anni ed ho avuto la fortuna di giocare a livello internazionale per molto tempo, incontrando e battendo, tra l’altro, anche giocatori come Matteo Berrettini. Per competere a certi livelli è necessario allenarsi molte ore al giorno e, sin da piccolo, ho dovuto imparare a gestire in maniera efficace i miei tempi, tecnica che ho affinato, poi, durante il periodo universitario. Penso che lo sport sia un grandissimo vantaggio per il percorso accademico. Tra i tanti valori che lo sport insegna i più importanti sono sicuramente lo spirito di sacrificio, la disciplina, il rispetto per il prossimo e, soprattutto, la capacità di accettare anche le delusioni, analizzandole per migliorarsi e per ripartire più motivati di prima. Tutti aspetti che ho cercato di applicare anche nel mio approccio agli studi.
Il Team Tennis Luiss Capital Advisory sta attraversando un momento d’oro: come spieghi questo successo? Qual è il segreto della squadra?
Sì, la squadra sta attraversando un’annata particolarmente positiva. Abbiamo già vinto il campionato invernale regionale, oltre a numerosi trofei individuali e, adesso, puntiamo ad una storica promozione in Serie C. Il segreto della nostra squadra è lo spirito di unione che abbiamo instaurato sin da subito e che, piano piano, si sta consolidando sempre di più. Siamo ragazzi uniti dalla stessa passione e dalla stessa voglia di portare in alto il nome della nostra università, anche in campo sportivo. Ogni giorno impegniamo i nostri sforzi e le nostre capacità per raggiungere questo obiettivo condiviso.
C’è un tennista a cui ti ispiri in particolare? E un manager che guardi come esempio professionale?
Un tennista a cui mi ispiro è Fabio Fognini, uno dei giocatori più talentuosi del circuito, dotato di colpi formidabili e un carattere estroso. Vederlo giocare è un piacere. Mi ispiro, o meglio, mi piacerebbe essere come lui. Un manager che guardo invece come esempio professionale è Sergio Marchionne. È stato sicuramente uno dei dirigenti d’azienda più affascinanti del panorama internazionale. Riteneva che un manager dovesse assumere differenti ruoli a seconda delle situazioni. Ecco, mi piacerebbe fare una similitudine tra il mio sport ed il management. Nel tennis, in ogni partita, si susseguono una serie di fasi e di stati emotivi e chi vince è colui che riesce ad individuare tali fasi e a gestirle nella maniera più efficace.
Tra il tennis e lo studio, c’è spazio per altri hobby? Quali?
Portare avanti entrambe le carriere è sicuramente un’attività molto impegnativa che richiede molti sacrifici. Ma, nel corso della mia esperienza, ho imparato a gestire i tempi. Ritengo che sia molto importante trovare il giusto balance fra la carriera e la vita privata, un tema che ad oggi, soprattutto con l’avvento della pandemia, richiede particolare attenzione. Quindi, penso sia fondamentale riuscire a ritagliarmi del tempo per me stesso e per le persone a cui voglio bene.