Calcio Promozione, Maestrelli suona la carica: “Sezze? Non vediamo l’ora che sia domenica”

  • 25 aprile 2019

Tommaso Maestrelli porta con disinvoltura un nome altisonante. Chiunque conosca la storia del calcio italiano, infatti, lo associa a quello dell’omonimo nonno, scomparso nel ’76, due anni dopo aver guidato la Lazio al primo, storico scudetto. Il calcio, quindi, è parte del suo corredo genetico. Non a caso, è una colonna della nostra squadra, che domenica affronterà la Vis Sezze in un match decisivo per le sorti del campionato di Promozione. Una partita a cui, se avesse potuto, nonno Tommaso avrebbe volentieri assistito dagli spalti. Da lì avrebbe ammirato – sicuramente pieno di orgoglio – il nipote: un ragazzo in gamba, a suo agio tanto sui campi da gioco quanto nelle aule universitarie.

Tommaso, domenica affronterete la capolista Vis Sezze in uno scontro diretto importantissimo. Quali saranno, secondo te, le chiavi della sfida?

La prima chiave è allenarci bene, perché passa tutto da lì. Se lo faremo, arriveremo pronti alla partita. Dopo di che, dovremo essere concentrati e giocare come sappiamo. Sacrificio e lavoro porteranno ai risultati che vogliamo raggiungere: siamo molto carichi e non vediamo l’ora che sia domenica.

Il vostro è un gruppo molto unito, credi che questo sia uno dei segreti che vi ha permesso di ottenere gli ottimi risultati raggiunti?

Sicuramente. Al di là degli aspetti tecnici, non si va da nessuna parte se non si è amici prima che compagni di squadra. Remando tutti nella stessa direzione, si possono ottenere risultati altrimenti irraggiungibili. Noi lo facciamo da mesi perché abbiamo ben chiari i nostri obiettivi.

Ci racconti un po’ la tua esperienza nell’AS Luiss e le differenze con le squadre precedenti?

Parto dal passato: essere un calciatore professionista è sempre stato il mio sogno e giocare in Serie C mi faceva sentire vicino all’obiettivo. Perciò, non è stato semplice il passaggio all’AS Luiss. Per una serie di ragioni, però, ho scelto questa strada e ne sono veramente contento. Sono in squadra da due anni, ma è come se lo fossi da una vita. Qui tutti mi hanno accolto a braccia aperte e c’è uno spirito familiare. Tra vecchi e nuovi ci si integra bene. Per quanto riguarda le differenze, la principale riguarda l’impegno universitario: fino a questo momento in Ateneo a nessuno interessava che io giocassi a pallone a livelli abbastanza alti. Ugualmente in squadra a nessuno interessava che io studiassi. Ero io a dovermi caricare il peso del doppio impegno. Invece la Luiss si prende cura degli studenti-atleti e questo è uno dei motivi per cui sono contento della scelta.

Com’è conciliare lo studio e la pratica sportiva? Quali sono vantaggi e svantaggi dell’essere uno studente-atleta?

Come dicevo, conciliare le due carriere è molto più facile di prima. Adesso i tutor – e l’ambiente in generale – mi aiutano molto. Per quanto riguarda i vantaggi, essere uno studente mi permette di avere una maggiore concentrazione e di essere più lucido nei momenti difficili. Essere uno sportivo, invece, agevola soprattutto nei lavori di gruppo: si è abituati a rapportarsi con altre persone, si tende a essere meno egoisti, a vedere prima il gruppo e poi se stessi. Inoltre, quando si presentano degli ostacoli, si è abituati a reagire e a non abbattersi, cercando di superare le difficoltà.

Cosa ne pensi del modello educativo dell’Ateneo, che permette di portare avanti le due carriere in modo parallelo?

Sono molto contento che la Luiss spinga in questa direzione e altrettanto orgoglioso di far parte della famiglia sportiva dell’Ateneo. Qui, con un po’ di organizzazione, si riesce a portare avanti due carriere a ottimi livelli. Io ho frequentato l’ultimo anno di Economia e poi ho cominciato la Magistrale in Management. I professori sono molto disponibili e attenti: posso dirmi soddisfatto anche del corso di studi, oltre che della carriera sportiva. Mi sento nelle condizioni migliori per rendere al massimo, sia in campo che agli esami.