Dalla pedana alla sala da ballo: Davide Di Veroli si racconta per #ASLuissFreeTime
La scherma e la danza classica per certi versi si somigliano, parola di Davide Di Veroli. Portarle avanti con la dedizione del nostro Top Athlete, però, non è affatto semplice. Da bambino, prima ancora di iniziare la carriera sportiva che l’avrebbe reso una delle giovani promesse della scherma azzurra, Davide è entrato in sala con i suoi fratelli. È iniziata così una passione che l’ha portato a frequentare il Liceo Coreutico e a sentirsi a suo agio tanto durante un assalto in pedana, quanto a eseguire un entrelacé su un palcoscenico.
Davide, come ti sei avvicinato alla danza? Quali sono state le tue ispirazioni?
Ho iniziato a praticarla da piccolo, con mia sorella e mio fratello. Abbiamo cominciato un po’ per gioco, ma nel tempo è diventata una vera e propria passione. Il primo ballerino che ho conosciuto è stato Roberto Bolle: lo ammiro molto, mi piace la sua semplicità, lo considero un modello positivo. Al Liceo Coreutico ho avuto un compagno classe che ha lavorato per un anno alla Scala e una sera ha ballato con lui, facendo il figurante alle sue spalle durante un assolo. Mi ha raccontato che è una persona molto tranquilla e che si mette sempre in discussone.
Provenendo da uno sport individuale, preferisci ballare da solo o ti piace anche la coralità?
Adesso sono uno schermidore professionista, ma in passato ho praticato sport di squadra, come calcio e pallanuoto. Anche nella scherma mi piacciono molto le gare a squadre e gli allenamenti collettivi. A me piace la complicità tra compagni nello sport, una predilezione che ho scoperto anche grazie alla danza.
C’è stato un episodio decisivo in questo senso?
Sì, un saggio di fine anno: quando ero piccolo, non sempre ero contento di fare lezione in sala. A volte mi sembrava di perdere un’ora e mezza della mia giornata. Poi, però, quando avevo 13 anni abbiamo preparato il saggio annuale e lì è scattata la scintilla. Il dietro le quinte e l’esperienza di preparare lo spettacolo hanno acceso qualcosa in me. Ci aiutavamo a vicenda ed era bellissimo. L’anno successivo non vedevo l’ora di tornare in sala.
Praticare uno sport Individuale e poi ballare in gruppo ti permette di esprimere in modo più completo la tua personalità?
Sicuramente. Mi trovo bene a condividere spazio, tempo e obiettivi con altre persone. Quando si balla da soli si interpreta un singolo personaggio, in gruppo ci sono più sfaccettature all’interno della stessa rappresentazione. Trovo più complete le coreografie corali, eseguite da ballerine e ballerini. Mi piace molto il contrasto tra il ballo etereo e delicato delle ragazze e quello più fisico e dinamico dei ragazzi.
Ci racconti la tua esperienza al Liceo Coreutico?
Mi ci sono iscritto perché in palestra avevo avuto una maestra di danza che insegnava lì. Lei mi ha fatto conoscere questa scuola, che ai tempi non era molto nota. Quando ho fatto il test di ammissione, infatti, era nata da appena quattro anni. A metà della terza media, ho fatto il test d’ingresso sia al Liceo Coreutico che a quello sportivo ed ero stato ammesso a entrambi. Scegliendo il Liceo Sportivo, però, avrei dovuto lasciare la danza per gli impegni richiesti dalla scherma, mentre grazie al Coreutico ho potuto portare avanti entrambe le passioni.
La danza ti aiuta nel rapporto con studio e sport?
Tutto ciò che pratico al di fuori dello sport, per me, rappresenta una valvola di sfogo. Sono convinto che più cose si fanno e meglio è. Avere più punti di vista, aiuta vivere tutto in maniera più tranquilla.
Sei riuscito a praticare la danza durante questo anno particolare?
Purtroppo no, è da parecchio tempo che non la pratico. Da quando è esplosa la pandemia, il professore ha deciso di non fare lezioni a distanza, perché per allenarsi bene bisogna avere un determinato pavimento, delle condizioni precise. Adesso vorrei ricominciare, ma non è possibile perché la palestra è chiusa. Aspetto che si tranquillizzi la situazione e che le normative lo permettano per riprendere. Quando succederà, sarò il primo a entrare in sala.
Secondo te, ci sono delle somiglianze tra scherma e danza?
Sì, ci sono moltissime analogie, soprattutto nelle posizioni e nei movimenti. Ad esempio, tra la quarta posizione e la guardia. Durante gli esercizi, il professore di danza spesso associava dei passi ai movimenti della scherma. E, allo stesso modo, in pedana ritrovavo dei movimenti simili ai passi che provavo in sala. Dal mio punto di vista, sono molto complementari e la danza mi ha aiutato tantissimo a sviluppare elasticità, fluidità e coordinazione degli arti.
Qual è il tuo passo di danza preferito? Spiega ai nostri lettori come eseguirlo e sfidali a farlo meglio di te!
Mi è sempre piaciuto molto l’entrelacé, un passo che prevede un salto in corsa, seguito da una sforbiciata e da una rotazione in aria. Bisogna lanciare il prima possibile le braccia per saltare molto in alto e immediatamente ruotare in aria il busto, slanciando la gamba dietro per rendere il passo più scenografico. Va eseguito in maniera esplosiva, anche perché il dinamismo aiuta a coprire le sbavature tecniche e gli errori di posizionamento.
Siete pronti a eseguire un entrelacé? Dopo la spiegazione di un maestro d’eccezione come Davide, non potete non provarci. Fateci vedere le vostre esibizioni su Instagram: menzionate @sportluiss e usate l’hashtag #ASLuissFreeTime!