L’esperienza del Calcio Eccellenza Luiss CBill raccontata da uno dei suoi fondatori
È terminato il campionato Eccellenza che ha visto la Luiss CBill conquistare un prezioso terzo posto in classifica, rimanendo vicina fino alla fine al sogno playoff. Leo Cisotta, tra i fondatori della realtà sportiva, racconta i retroscena della stagione appena conclusa.
Commento a caldo su questa stagione in Eccellenza: vi aspettavate il terzo posto o puntavate ancora più in alto?
Siamo partiti consapevoli di avere una buona base, ma con diverse incognite: da una parte, la squadra formata da studenti Luiss che rinnova ogni anno il 40-60% dell’organico; dall’altra, il cambio di guida tecnica con l’arrivo di Mister Guglielmo Stendardo, da sempre allenatore delle giovanili e con noi grandi alla prima esperienza. Inoltre, la stagione precedente era stata poco significativa dal punto di vista sportivo, dopo il periodo critico della pandemia. Le aspettative si sono alzate per merito dei ragazzi che hanno condotto mesi brillanti, guidati in maniera nuova dal mister, fino ad accarezzare il sogno play off. Non siamo arrivati alla fine al top fisicamente e mentalmente, pagando gli sforzi di una stagione lunga, con molte energie spese: lo conferma il secondo posto saldo in classifica fino a cinque giorni prima della fine del campionato. L’esito è altrettanto importante, sintomatico di una stagione che ricorderemo come una delle migliori degli ultimi anni, che ci ha portato ad un soffio dalla serie D. Proviamo un po’ di rammarico, ma la prestazione che abbiamo offerto ci lascia tanta volontà di riprovare e la consapevolezza della forza di ciascun giocatore, in un contesto organizzato come quello che Luiss è in grado di dare.
Hai seguito questa splendida realtà calcistica fin dalla sua nascita: quali sono stati i momenti salienti nella storia della squadra?
Sicuramente il momento della fondazione è sempre significativo: nel 2003-2004 replicammo l’esperienza del basket dell’anno precedente, avevo 22 anni e mi stavo per laureare tra l’altro; i primi quattro anni di campionati universitari sono stati molto interessanti, ci hanno permesso di coalizzare un gruppo di amici, essenziale per proporci ai campionati federali, iscritti alla terza categoria. Tra il 2007 e il 2012 sono stati compiuti tre salti di categoria, fino alla prima; infine, nel 2017 sono arrivate la promozione e la vittoria della Coppa Lazio. Quello è stato un momento di grande festa e il coronamento di un percorso per molti protagonisti di quella scalata. L’altro capitolo essenziale è l’arrivo in Eccellenza, un campionato estremamente competitivo che abbiamo affrontato quest’anno per la seconda volta. È stato determinante affrontare grandi piazze come Tivoli, Anzio e Pomezia, città rappresentative dal punto di vista demografico e con una storia calcistica molto più lunga e consolidata della nostra, oltre ad avere una disponibilità economica e degli strumenti diversi da quelli di cui disponiamo in Luiss. Negli anni abbiamo attivato percorsi di accompagnamento ai ragazzi attraverso borse di studio ed esenzioni, che ci hanno consentito di aiutarli nella dual career, tenendo insieme studio ad alto livello e impegno calcistico in un campionato rilevante come quello dell’eccellenza. Ora, ci stiamo preparando ad un altro passaggio importante, perché il campionato appena concluso ha alzato il livello di attenzione e le aspettative su di noi.
All’interno dei vari campionati che avete affrontato nel corso degli anni la squadra della Luiss è sempre stata unica nel suo genere, essendo composta da soli studenti universitari. Scendendo in campo, avete mai sentito il peso di questa identità? Le altre squadre come vi hanno accolto?
L’arrivo nel campionato di Eccellenza ci ha tolto da una situazione di imbarazzo in cui spesso ci trovavamo nei campionati minori, e questo è dovuta alla reputazione positiva che squadra e società si sono costruite: studiare e praticare sport al contempo è una scelta credibile. In questa stagione non ricordo episodi comportamentali negativi nei nostri confronti, anzi: abbiamo sempre trovato piazze accoglienti, come Anzio, nostro avversario diretto per la posizione in classifica, sempre molto sportivo sul campo. Adesso, il nostro obiettivo è che anche altri comprendano l’importanza della dual career, tanto che altre società che giocano in Eccellenza cominciano a dare risalto ai titoli di studio conquistati dai propri giocatori, divenendo un motivo di vanto.
Cosa porta un manager del tuo livello a seguire allenamenti, trasferte, problematiche di spogliatoio, logistica e quant’altro di una squadra di calcio universitaria?
Grazie alla collaborazione di Andrea Chiriatti, Andrea Costagliola, con cui seguiamo la prima squadra, con Marco Bellomia e Matteo Bettoni con cui seguiamo la Juniores, siamo riusciti insieme a Daniele Innocenzi a tenere la barra dritta in una stagione complessa dal punto di vista organizzativo e gestionale, perché il Covid ha aumentato in maniera importante il livello di attenzione e complicato le procedure da seguire. Detto ciò, ho una maledetta passione per il calcio che mi porta a superare oggettivi impedimenti. L’aspetto che più di ogni altro mi lega al gruppo e che anche Luiss riconosce è la selezione di ragazzi che entrano in squadra per giocare a calcio, ma soprattutto studiare e laurearsi. La mia più grande gioia è che mai nessuno di loro si è ritirato o non si è laureato: rinnovare l’esperienza calcistica diventa allora una forma di restituzione ai più giovani per tale impegno. Chi è venuto dopo di me ha abbracciato la logica e la passione per la dual career nello stesso modo, e spero si possa proseguire così, ma non ho dubbi, visto quello che stanno facendo i miei colleghi. Non è facile: ogni anno, Paolo Del Bene ed io facciamo un bilancio e alziamo l’asticella anche a livello tecnico; perciò, l’anno successivo non è mai più semplice di quello precedente, ci mettiamo alla prova anche a livello manageriale, gestionale e motivazionale, e aggiungiamo sempre un nuovo tassello a questo grande puzzle.
Cosa devono aspettarsi i tifosi Luiss per la prossima stagione?
Stiamo provando a mettere insieme tutti i pezzi per la prossima stagione. Ogni anno, come dicevo, la squadra deve essere rinnovata per gli impegni universitari dei ragazzi – c’è chi si laurea o chi parte per esperienze professionali. Il prossimo anno, passando da tre gironi a due di eccellenza laziale, ci aspettiamo un campionato più competitivo e duro rispetto a quello passato: dobbiamo perciò intervenire in tutti i settori della squadra, dagli attaccanti ai portieri, provando a migliorare dove siamo risultati più deboli per infortuni o errori tecnici.