Luiss Eccellenza, l’attaccante Ettore Mendicino: “Per me lo studio era una valvola di sfogo”

  • 17 novembre 2022

L’attaccante della LUISS Ettore Mendicino si è raccontato durante una breve intervista rilasciata a Radio Luiss, radio dell’ateneo romano, durante il programma Uno contro Uno, incentrato sull’esperienza da studenti-atleti dei ragazzi dell’università capitolina.

L’attaccante milanese, debuttante in Serie A nel 2009 a diciannove anni con la Lazio e che in carriera ha vestito le maglie, tra le altre, di Crotone, Ascoli, Salernitana, Como, Siena, Monza e Cosenza, si è soffermato sulla scelta che l’ha portato in estate a lasciare una squadra di alta classifica in Serie D come il Ravenna per accettare la proposta della LUISS, militante nel campionato di Eccellenza: “Quando sei un atleta professionista come me, che si affaccia verso la fine della carriera sportiva, ti inizi a porre qualche domanda sul tuo futuro. La mia carriera è iniziata molto presto, quando ho realizzato il mio sogno di diventare un giocatore professionista esordendo, per fortuna e per merito, a diciotto anni in Serie A con la Lazio. All’epoca le aspettative su di me erano alte, perché ero considerato una promessa. Poi, purtroppo, per varie vicissitudini, la mia carriera si è sviluppata su livelli non altissimi ma medi, anche se comunque sono riuscito a vincere due campionati di Serie C e una Coppa Italia di Serie C, a disputare quattro campionati di Serie B e a giocare in grandi stadi e con giocatori che poi hanno fatto una grandissima carriera. Arrivi però a un punto dove ti guardi allo specchio: sono partito a diciotto anni con delle ambizioni ben precise, e ho passato gran parte della mia vita calcistica rincorrendo quel “grande calcio” che però per tanti motivi, vuoi per gli infortuni, per qualche scelta sbagliata o per il mio rendimento, non tornava mai. Non lo dico per presunzione, ma il calcio italiano sta vivendo un momento nel quale le categorie inferiori alla B sono allo sbando sotto tanti punti di vista: dalla programmazione alle infrastrutture, passando per la gestione dei giovani, il sistema è al collasso. Parallelamente cresceva in me l’idea di fare qualcosa che mi desse una maggiore gratificazione rispetto a quella che mi stava dando il calcio, e qui è entrata in gioco la LUISS, il cui progetto sportivo secondo me rappresenta qualcosa di unico in Italia, oltre che una cosa fantastica. Per questo ho deciso, quest’estate, di trasferirmi a Roma per riprendere gli studi, visto che farò un master in Sport Management alla Business School della LUISS, e giocare in Eccellenza con la squadra di calcio dell’ateneo. A distanza di tre mesi posso dire che seguire questo progetto mi da molte più emozioni e più carica di quando giocavo in categorie superiori. L’unica pecca è che, purtroppo, essendo infortunato da un mese, non posso dare una mano ai miei compagni, e questo mi rammarica.”

La discussione è poi passata sull’esperienza da studente-atleta di Mendicino, visto che nel 2016, mentre lottava per la promozione in B con il Siena, si è laureato in Comunicazione e Media: “Il doppio impegno atleta-studente è al momento un tabù da sfatare, secondo me. Stiamo lavorando con l’AS LUISS per far riconoscere il fatto che sport e studio possano coesistere. Ci sono ricerche che dimostrano che la fascia d’età che pratica meno sport è quella tra i 18 e i 30 anni, questo perché i ragazzi di questa età spesso scelgono di focalizzarsi su un percorso di studio o si affacciano al mondo del lavoro. Credo che le due cose, sport e studio, non solo possano coesistere, ma che insieme possano dare un vantaggio anche per la vita. Per me non fu una scelta facile quella di intraprendere un percorso di laurea: all’epoca, per motivi contrattuali, rimasi fuori rosa alla Lazio, e di conseguenza non potevo scendere in campo. Per trovare nuovi stimoli mi iscrissi al corso di studi in Scienze della Comunicazione, Media e Pubblicità. Quando ripresi a giocare a gennaio non solo mi resi conto che riuscivo a far conciliare le due cose, ma anche che lo studio per me era una valvola di sfogo, visto che molto spesso, e chi fa sport ad alti livelli mi capirà, mi capitava di vivere in un costante dramma interiore. Sono pochi i veri momenti di gratificazione nello sport ad alti livelli: spesso capita che un allenamento non vada bene, che il gol non arrivi, che le partite vadano male. Lo studio e l’università mi hanno fatto capire che nella vita c’è altro e che il calcio non è tutto. La LUISS ha iniziato questo percorso non solo con il calcio ma anche in altri sport come il basket. Dare l’opportunità agli studenti LUISS di fare sport all’interno dell’ateneo è una cosa meravigliosa. In questi anni ho visto come tanti ragazzi che hanno intrapreso un percorso di studi parallelo a quello sportivo oggi siano dei professionisti affermati. Fare entrambe le cose non è dunque solo possibile, ma può anche dare delle qualità e delle opportunità in più una volta finito il percorso di laurea.”

Al termine dell’intervista, c’è stato spazio per parlare anche del rapporto con l’allenatore Stendardo e con i compagni: “Mister Stendardo è una persona che stimo e ammiro, perché lui ha fatto prima di me quello che io sto facendo ora, e questo, anche per il tipo di carriera che ha avuto, gli fa sicuramente onore. Ciò rappresenta la sua lungimiranza e capacità di creare nuovi stimoli per sé stesso. Già prima di venire qui avevo avuto il piacere di giocare e allenarmi con lui. Per questo mi trovo parecchio bene. L’ambiente, inoltre, è molto bello e stimolante. Il fatto che il percorso LUISS vada di pari passo con lo studio toglie parecchi aspetti negativi che influenzano il calcio in altre categorie: questo sport, secondo me, viene visto e vissuto in una maniera totalmente sbagliata, e il fatto che qui l’obiettivo di campo coesista con quello di vita e di formazione fa si che il gioco venga vissuto con quel pizzico di leggerezza in più che rende il momento speciale. Per quanto riguarda i compagni, devo ammettere che il loro spessore come persone è importante. La qualità del tempo passato assieme, il rispetto delle regole, l’educazione, sono tutte cose fondamentali per questo gruppo. Inoltre, la squadra, secondo me, è molto valida, ed è un peccato aver lasciato qualche punto per strada nelle ultime partite. Sono convinto che questo progetto possa avere importanti margini di crescita nel tempo, e questa cosa mi rende entusiasta della mia scelta