Studio e sport… binomio possibile!

  • 3 gennaio 2018

Non è una perdita di tempo per i ragazzi: oltre a mantenere sano l’organismo, l’attività fisica sembra agevolarli anche nello studio.

Eppure c’è ancora qualche genitore che pensa che fare dello sport, specie se e a livello agonistico, possa in qualche modo costituire una grossa perdita di tempo per i ragazzi… Meglio dedicarsi allo studio, anziché perdere tempo in palestra, in piscina o in un campo da basket?

Sono molti gli studi che dimostrano che i ragazzi che sono ben allenati e danno buone prestazioni, specie negli sport all’aria aperta, hanno un peso corporeo adeguato all’età e rispondono meglio ai test standard per le funzioni della memoria e dell’apprendimento.

In altri termini: corretta nutrizione (peso corporeo adeguato), benessere, attività fisica e rendimento scolastico, vanno di pari passo.

Agilità fisica uguale agilità mentale

Non è facile comprendere come mai l’agilità fisica possa essere connessa a quella mentale, tuttavia diversi studi confermano questa ipotesi.

Per esempio, uno studio americano pubblicato qualche anno fa aveva dimostrato che se i ragazzi fanno regolarmente esercizio fisico vanno meglio in matematica. Ma perché?

Una delle possibili spiegazioni è legata all’aumento della circolazione sanguigna. Il movimento aumenta l’apporto di sangue ai tessuti e quindi anche al cervello, compresa l’area dove risiedono la capacità di apprendere, l’attenzione e la memoria.

È anche probabile che più sangue al cervello voglia dire avere un tessuto cerebrale molto ben nutrito, con sempre nuove cellule nervose di ricambio e quindi anche nuove connessioni tra i neuroni. 
 Altri studi hanno infatti confermato che l’esercizio fisico aumenta il numero di neuroni cerebrali funzionanti.

E allora è possibile che tutto, o molto, dipenda da una qualche sostanza che viene liberata in quantità maggiore se si fa molto movimento e in grado di favorire il nutrimento e la funzione dei neuroni.

In effetti, esiste un fattore neurotrofico, come lo chiamano gli scienziati, denominato con la sigla inglese BDNF (brain-derived neurotrophic factor), che altro non è che una proteina che si produce proprio nella stessa zona attivata dall’attività fisica, e sarebbe capace di far crescere le cellule nervose e prolungarne la sopravvivenza.

Esercizio fisico e intelligenza

Alcuni studiosi americani hanno condotto uno studio dinamico per verificare lo sviluppo del cervello umano sfruttando le enormi potenzialità della risonanza magnetica.

In particolare si sono concentrati sull’età evolutiva, esaminando un piccolo gruppo di bambini e adolescenti sani, dai 4 ai 21 anni, che hanno sottoposto a risonanza magnetica ogni 2 anni per 10 anni.

In questo modo hanno potuto osservare con precisione l’evoluzione della corteccia cerebrale dall’infanzia alla maturità, dimostrando come la maturazione del cervello si associ a un arricchimento dei circuiti neuronali che sono stati più utilizzati in età evolutiva e all’eliminazione di quelli che non lo sono stati.

Ed ecco che la connessione tra attività fisica e funzioni cognitive (intelligenza, memoria e conoscenza) si fa più chiara.

In pratica, l’attività fisica sarebbe in grado di “stimolare l’intelligenza” attivando nuovi circuiti neuronali su cui successivamente si svilupperanno capacità intellettuali diverse e superiori.

In termini più semplici: con lo sport praticato regolarmente, più sangue arriva al cervello, più neuroni nuovi rimarranno attivi e a disposizione delle funzioni intellettive più elevate che richiedono concentrazione e ragionamento.