L’uomo prima del giocatore: effetti del rapporto allenatore-atleta

  • 27 febbraio 2018

Il mondo dell’economia, e in particolare del marketing, insegna che quanto migliore è la relazione tra impresa e consumatore tanto più produttivo e gratificante sarà il rapporto nel lungo periodo. Allo stesso modo tanto più il rapporto risulta compromesso tanto peggiore sono le ripercussioni che ne derivano.

Estrapolando e contestualizzando ora questo principio al mondo sportivo, e sostituendo all’impresa l’allenatore e al consumatore il giocatore, ne deriva che un legame emotivamente forte e positivo tra le due componenti porta ad un miglior apprendimento e ad ottime performance. In ambito sportivo ma anche in termini di approccio alla vita.

Un ricerca inglese ha infatti dimostrato che la qualità della relazione che si instaura fra giocatore e allenatore ha ripercussioni sia sulle più intuitive performance sportive (Mata e Da Silva Gomes, 2013; Vieria e al., 2015) sia anche sulla personalità del giocatore. Entrando più nello specifico, gli insegnamenti ma soprattutto i modi e i toni con i quali vengono fornite tali indicazioni, incidono in maniera significativa sul benessere psicologico dell’atleta (Lafreniere e al., 2011) nonché sulle strategie di fronteggiamento degli ostacoli quotidiani (Nicholls, 2016) .

Dunque, nella consapevolezza che il ruolo dell’allenatore è di estrema importanza e influenza sull’atteggiamento dei nostri giovani (dentro ma soprattutto fuori dal campo) e che, come disse Ferguson “allenare significa affrontare una serie infinita di sfide: la maggior parte di esse ha a che fare con la fragilità dell’essere umano”, è bene che le società sportive di tutti i livelli pongano sempre un’attenzione speciale sull’operato degli stessi per una buona e produttiva riuscita dell’uomo prima ancora che del giocatore.