Edoardo Intorrella: un manager con la Luiss nel cuore

  • 10 novembre 2021

L’ex difensore della Luiss Edoardo Intorrella, a qualche anno dalla laurea, è un brillante manager in carriera ma non dimentica il suo passato sul campo in maglia Luiss. Ci ha raccontato i ricordi più belli e ha dato preziosi consigli ai ragazzi che oggi si avvicinano al binomio sport-studio.

Edoardo, qual è il ricordo più bello della tua carriera in Luiss? 

Era l’ottobre del 2011 e giocavamo in Seconda Categoria contro l’A.S.D. Saline. Accadde un episodio clamoroso: il loro attaccante travolse il nostro portiere, un mio compagno andò in sua difesa e ricevette un pugno sul naso. L’arbitro espulse entrambi e rimanemmo 10 contro 10. Al 90′, Paolo Signorelli toccò la palla per la prima volta da inizio partita e fece gol. Dopo soli 20 giorni che ci conoscevamo, ci ritrovammo tutti abbracciati davanti a Pierluigi Celli, visibilmente emozionato. A 10 anni di distanza, ho ancora i brividi per questa partita.

Cos’hai imparato dall’esperienza della Dual Career? Ti è stata utile nel mondo professionale?

Il calcio ha un pregio fondamentale: mette tutti sullo stesso livello. Sarei ipocrita a dire che saper giocare non sia un vantaggio anche in ambito lavorativo. La mattina sei un analyst di una società di consulenza, la sera giochi con i tuoi colleghi, capi e clienti. Sul campo a nessuno interessa il tuo “grade”: se sei bravo, contribuisci al risultato e consigli gli altri sul da farsi per vincere.

Hai ancora rapporti con i tuoi ex compagni di squadra? 

Con qualcuno di più, con altri, soprattutto per motivi logistici, di meno. Chi ha giocato a calcio sa che la squadra non si scorda mai. Una cosa è certa: se un giorno mi dovessi trovare in stazione a Milano, vestito di tutto punto, e dovessi incrociare uno dei ragazzi, gli salterei addosso urlando come un pazzo.

Hai iniziato a giocare con la Luiss quando era in seconda categoria, che effetto ti fa vedere la squadra in Eccellenza oggi?

Vorrei condividere un messaggio che scrissi la sera prima della finale di Coppa Italia, che ci regalò la Promozione, ad alcuni miei ex compagni che sarebbero scesi in campo: “Oggi sarò sugli spalti, anche se vorrei essere negli spogliatoi per vivere ogni singolo minuto con voi. Mentre giocate non giudicatevi, non pensate se avete sbagliato un appoggio o un lancio. Non fatelo, perché la testa è la cosa più importante nel calcio, e voi siete forti. Vi chiedo di sforzarvi anche quando non avrete più le forze di fare una corsa in più, in avanti o indietro, ma non vi chiedo di farlo per me, vi chiedo di farlo perché giocare a calcio è la cosa più bella che c’è. Forza ragazzi, forza Luiss”.

Ora che sei manager di una grande azienda, giochi ancora?

Purtroppo, ho smesso nel 2014 quando, a causa delle trasferte di lavoro, dovevo saltare due allenamenti su tre. Ho poi continuato, fino al 2018, ad allenarmi e a conoscere i ragazzi. Ora faccio solo qualche partitella con le vecchie glorie.

Cosa ti senti di consigliare ai ragazzi che oggi si avvicinano al mondo Luiss e alla Dual Career?

È la scelta più giusta che ci sia. A livello personale, state vivendo gli anni più spensierati della vostra vita e, forse, non ve ne rendete conto. Perdetevi nella bellezza del gioco del calcio e iniziate a misurarvi con voi stessi nello studio. A livello professionale, vorrei dirvi che avvicinandovi al mondo della Luiss entrate già in un network lavorativo. Dovete saper cogliere le tante opportunità che ha da offrire.