Basket Serie B, Marco Pasqualin: the last dance

  • 29 aprile 2022

Due stagioni e mezzo vissute a tutto gas, l’ultima addirittura da capitano e capopopolo: le strade della Luiss e di Marco Pasqualin a fine stagione si divideranno. Nessuna novità in realtà, il playmaker classe 1997 ha terminato il proprio percorso di studi (una Laurea Magistrale raggiunta a pieni voti) e al termine di queste due partite sarà libero di trovare squadra. La stagione è stata molto complicata, ma lui si è caricato sulle spalle l’intero spogliatoio e insieme agli altri senatori è riuscito a compiere l’impresa di una salvezza che a novembre sembrava impossibile.

Marco, questo sabato sarà la tua ultima partita al PalaLuiss: come ti senti?

“Sono emozioni forti, soprattutto se penso a quello che ho fatto in questi anni con questa maglia: gioie, delusioni, sacrifici che mi hanno permesso di arrivare alla fine di questo percorso. Sono consapevole di avere avuto un’opportunità straordinaria e ho conciliato pallacanestro e studi universitari entrambi ad altissimo livello”.

La stagione che sta per andare in archivio si è conclusa con una salvezza con due giornate d’anticipo, ampiamente meritata, che ha le sembianze di una vera e propria impresa.

“Sono d’accordo. Solo noi all’interno dello spogliatoio siamo in grado di definire quanto incredibile sia stato il risultato raggiunto. Dopo una sola vittoria nelle prime dieci gare, aver vinto le successive tredici su diciassette credo sia incredibile. Come ho sempre ripetuto in questi mesi è stato tutto frutto di un lavoro quotidiano enorme e una tenuta mentale importante nelle numerose sfortune che ci sono capitate”.

Qual è il bilancio generale dell’esperienza in Luiss dal punto di vista cestistico? Ti senti migliorato, cresciuto, maturato?

“Ho imparato a giocare in maniera molto più libera, mi sono sentito molto responsabilizzato da coach Paccariè. Se devo pensare a un altro aspetto è la gestione del tempo e delle energie, sia fisiche che nervose, considerando i numerosi impegni quotidiani è davvero importante capire quando è necessario staccare un po’ la spina”.

Dal punto di vista accademico hai raggiunto i tuoi obiettivi?

“Il percorso è stato speciale. Sono riuscito a finire la laurea triennale in Economia Aziendale e ora ho concluso il percorso Magistrale in Management: mai mi sarei immaginato di poter concludere il mio percorso di studi in così poco tempo, tenendo conto del fatto dell’ambito sportivo. La mia fortuna più grande è stata essere circondato da persone che mi hanno sempre spinto ad eccellere, sia sul parquet che sui libri, e quando nella scorsa sessione ho finito i miei esami della magistrale ho provato un’emozione fortissima”.

Che cosa vuol dire essere capitano di una squadra che rappresenta l’università?

“Essere stato eletto capitano credo sia stato un premio all’impegno che ho messo in tutti questi anni. Non nego che quest’anno sia stato davvero impegnativo, mi sentivo ancora di più responsabilizzato dentro e fuori dal campo. Noi giocatori siamo testimonial di una realtà unica in Italia e di conseguenza ho sempre voluto che in campo e fuori venissero rappresentati al meglio i valori trasmessi da questa università così prestigiosa che dedica enormi risorse alla pallacanestro”.

Che consiglio daresti al Marco di tre anni fa che stava per intraprendere questa esperienza?

“Sicuramente gli direi di godersi ogni singolo momento: soprattutto le delusioni perché con tutti i sacrifici che si fanno per portare avanti questo duplice impegno sarebbe superficiale e inutile tirarsi indietro alle prime difficoltà. Non ho alcun tipo di rimpianto, e mai mi sono pentito della scelta fatta qualche anno fa”.

È il momento dei saluti…
“Penso che ci siano centinaia di persone da ringraziare, a partire da tutti i compagni che ho avuto in questi tre anni, i coach Paccariè ed Esposito, il presidente Abete e tutta l’Associazione Sportiva Luiss. Un ringraziamento speciale anche al nostro Team Manager Luca Sanguinetti con cui in questi anni ho condiviso ogni gioia e delusione: è di un’importanza unica anche nel motivare noi giocatori a fare del nostro meglio in campo e fuori dal campo, lui riesce a trasmettere in maniera perfetta i valori di questo progetto”.