Federica Cesarini: pronta per il mondiale, serena per i prossimi esami universitari
Dieci esami in un solo anno e tante soddisfazioni anche nel canottaggio: la nostra Top Athlete ci svela il segreto dei suoi successi e qualche retroscena olimpico.
Settembre è di solito il mese della ripartenza: anche per Federica Cesarini? Quali sono i tuoi principali impegni al momento?
Per me settembre non è propriamente il mese della ripartenza perché sono in procinto di partire per il mondiale. Ho concluso gli esami la settimana scorsa – sono andati bene e sono molto soddisfatta del mio anno accademico – perciò ricomincerò ad ottobre con le sessioni. Spero di fare un buon mondiale e dal lato accademico sto iniziando a preparare i nuovi esami, facendo intanto le call con i professori.
Il tuo programma di studio è sviluppato tenendo presente l’attività agonistica? In che modo?
La laurea triennale l’ho conseguita in un altro ateneo, ma al momento mi sto trovando benissimo in Luiss e ringrazio la Cisco per questa opportunità di studio che mi ha dato, poiché non sarebbe mai stata possibile senza di loro. L’anno accademico è andato benissimo: è stato il migliore perché sono al pari degli altri miei compagni, nonostante i due tre allenamenti al giorno che faccio. Tutti mi dicono che quest’anno sono andata bene da tutti i punti di vista e rispondo che è vero. C’è stato un grande cambiamento grazie alla Luiss che mi ha aiutata tantissimo.
Come stanno andando gli esami? Influenzano in qualche modo le tue performance sportive e viceversa?
Credo molto nella dual career. Le due cose ovviamente si influenzano, anche se cerco di non fare esami in concomitanza con le gare, ma comunque è possibile perché, tramite l’organizzazione che la Luiss riserva ai top athletes, non ho mai riscontrato questo problema. Ripeto che è stato un anno molto positivo da tutti i punti di vista, manca solo il mondiale, ma da quello accademico sono davvero molto serena. E comunque, avere la testa libera dalle preoccupazioni universitarie, è fondamentale per un atleta, perché le due cose devono andare di pari passo, l’una trascina l’altra.
Grazie alla tua esperienza di dual career, che consiglio daresti agli studenti atleti che si apprestano ad intraprendere questo percorso?
Bisogna sicuramente impegnarsi: è un sacrificio che comunque se fatto con costanza e la giusta voglia, ti porta davvero ad ottenere quello che vuoi. Sappiamo tutti che il canottaggio è uno sport che richiede tanti sforzi. Nonostante ciò, sono riuscita in questo anno accademico a conseguire dieci esami. Nessuno ti regala niente, ma sicuramente, con la giusta organizzazione, si procede con più serenità e sicurezza.
Ci puoi svelare qualche aneddoto o retroscena dell’indimenticabile record di Tokyo?
Sicuramente questa medaglia perché abbiamo dovuto affrontare tante difficoltà, dato che Valentina si è rotta la costola prima di partire e abbiamo dovuto recuperare tutti gli allenamenti persi. Poi è stata la mia prima Olimpiade, ma c’era una forte affinità tra noi italiani. Per il covid eravamo costretti a stare tra di noi e abbiamo fatto tanto gruppo, soprattutto noi del canottaggio eravamo una vera squadra con un obiettivo comune, tra gli atleti, gli allenatori, i fisioterapisti, i medici. Chi aveva esperienza l’ha trasmessa a chi non ne aveva ed è stata davvero emozionante, tuttora mi emoziono a parlarne. Non è facile trovare un team così grande e così affiatato come lo eravamo noi.